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Editoriale del Segretario Generale Oggi lunedì 22 febbraio sono ormai arrivato al 33° giorno di sciopero della fame e ho già perso 14 chili.
Questa vicenda è sicuramente un tormento ed è molto difficile resistere.
Però la determinazione è fortissima e vado avanti.
Sul circuito di Facebook con un post abbiamo già raggiunto oltre 2 milioni e 300 mila visualizzazioni e ho ricevuto decine di migliaia di messaggi.
La censura di Palazzo è sempre meno efficace per quanto sia una presenza ingombrante e avversa.
Il motivo è molto semplice: prestare attenzione al mio sciopero della fame significa prestare attenzione alle responsabilità contenute nella mia denuncia pubblica e a quella alla Procura della Repubblica.
Il Sacro Ordine dei Servi di Palazzo è più nutrito di quanto si possa pensare. Sulla scia dell’anima della protesta, ho scritto una lettera a tutti i Questori e ai dirigenti che hanno ruolo di datore di lavoro per chiedere loro contezza, per mettere l’Amministrazione di fronte alle proprie responsabilità e per dimostrare la debilitazione dell’apparato di sicurezza.
Tali responsabilità, condivise colpevolmente anche dal movimento sindacale, sono dovute alla totale inerzia in tema di sicurezza e di salute sul posto di lavoro. Oggi, a 22 anni dalla promulgazione della legge 626/94, la situazione interna relativamente a questa materia è disastrosa.
Tutto ciò è colpa anche del movimento sindacale che non ha avuto il coraggio di dare battaglia su una delle sue fondamentali competenze.
Per tale motivo ho inviato questa lettera in cui esorto i Questori e i dirigenti con funzione di datore di lavoro, a verificare lo stato di integrità degli equipaggiamenti in uso alla polizia.
Altrimenti gli stessi sarebbero responsabili non soltanto civilmente o in via amministrativa ai sensi della legge 81 del 2008. Prima di tutto occorre verificare le effettive caratteristiche dei giubbotti antiproiettile.
Il 30 dicembre del 2014 è uscita una circolare del ministero dell’Interno in cui si spiega che un campione di giubbotti, collaudato al banco nazionale per i test balistici, poteva essere utilizzato dagli operatori di polizia nonostante i giubbotti fossero scaduti.
La stessa circolare, però, non specifica se i giubbotti testati erano nuovi oppure già in uso. Un nostro perito balistico ha documentato come la funzionalità dei giubbotti sia strettamente correlata non solo alla data di scadenza, comunque ipotizzata in un utilizzo presunto e medio, ma in particolar modo alle condizioni di utilizzo degli stessi dispositivi, nonché all’esposizione a sollecitazioni di natura meccanica, a sbalzi di temperatura, ad agenti corrosivi contenuti ad esempio nel sudore, a raggi Uva, eccetera. In sostanza, tale lettera si è resa necessaria a causa dell’atteggiamento del tutto elusivo con cui i nostri vertici continuano a giustificare l’inadeguatezza dei dispositivi oramai obsoleti, degradati o comunque scaduti.
I contenuti della circolare non sollevano in alcun modo da responsabilità il datore di lavoro che con coscienza e volontà metta a rischio la sicurezza del personale.
In secondo luogo, ho chiesto di certificare le condizioni delle imbottiture interne dei caschi di protezione, che molto spesso risultano “marce” e “disgustose”. I controlli si rendono necessari per verificare la resistenza agli stress meccanici a cui i caschi sono sottoposti come il lancio di bottiglie, sassi, colpi e quant’altro.
Inoltre, occorre verificare la funzionalità delle Beretta PM12, che risalgono agli anni 70. In riferimento a queste ultime, ho chiesto di ricevere informazioni relativamente alle modalità di manutenzione ordinaria e straordinaria a cui le stesse sono state sottoposte nel corso degli anni.
Nella lettera faccio poi riferimento alle recenti segnalazioni che ci sono arrivate circa le numerose cartucce difettose. Mi riferisco in particolare a una partita di munizioni acquistata nel 2013, di cui una circolare ministeriale ne ha stabilito l’utilizzo solo nei poligoni e non in servizio.
Questa limitazione di certo non impedisce che si verifichino incidenti e quindi chiediamo che le cartucce vengano ritirate anche dai poligoni. Infine, bisogna verificare l’efficienza dei dispositivi di videosorveglianza e videoregistrazione più volte segnalati come danneggiati o non operativi per migliorare le misure di sicurezza attive e passive dei presidi di polizia.
Ci stanno perseguitando perché dicono che andiamo a raccontare patacche. Il bue che dà del cornuto all’asino.
Tutti voi ben sapete la disastrosa condizione dei nostri ambienti, delle nostre dotazioni e della nostra formazione.
Eppure cercano sfacciatamente di negare questa verità e addirittura loro, responsabili di aver provocato questa vergogna, intendono punire chi la denuncia.
Per questo proseguirò nel mio sciopero della fame. E’ una questione di verità, di libertà e di interesse per l’intera comunità. I ❤ POLIZIA