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Aggressioni nelle stazioni, furti e scippi nelle metropolitane e sui treni, aggressioni nei pronto soccorso, incidenti e scontri con gli ultras, sbarchi senza controllo, incidenti stradali, reati persecutori in aumento, crimini informatici e tanto altro ancora. Continuiamo a vivere di emergenze che periodicamente si rinnovano. Oggi paghiamo scelte fatte nel passato e che si stanno riverberando sul nostro presente. Il periodo della spending review durante il quale si sono alternati diversi Ministri dell'Interno (dal 2010 al 2017), le cui scelte furono anche avallate dai rispettivi vertici del Dipartimento, hanno provocato gravissimi danni strutturali a tutto l’apparato della sicurezza e oggi ne subiamo ancora le nefaste conseguenze. Basti pensare che nei primi anni 2000 il nostro organico effettivo era composto da circa 110.000 unità, poi a causa del blocco del turnover nel 2016 era sceso a circa 106.000 unità e oggi ne conta a malapena 97.000. Non va nemmeno dimenticato che è solo di pochi anni fa il proposito di chiusura di oltre 240 uffici di polizia. Progetto che è stato possibile bloccare solo ed esclusivamente grazie al SAP, unico sindacato che non si è mai conformato al potentato di turno. 

Altra grave scelta di scarsa lungimiranza è stata quella di chiudere la maggior parte degli istituti di istruzione sparsi sul territorio, tanto che oggi le nostre scuole non hanno la capacità di formare un numero di nuovi agenti pari a quanti ne andranno in pensione nei prossimi due anni. Pertanto la rincorsa per il ripianamento degli organici è sicuramente ancora molto lunga. Inutile piangere sul latte versato ma qualcuno oggi, non di certo il SAP, ha sulla coscienza lo stato della sicurezza del Paese. È il momento di lavorare sul futuro della sicurezza: ciò che conta è che non venga considerata, come accaduto in passato, un costo ma un investimento. Purtroppo saremo obbligati ancora a grandi sacrifici e a inseguire con affanno le continue emergenze: la coperta, per coprire tutte le esigenze della sicurezza, appare ancora troppo corta. La norma di semplificazione delle procedure concorsuali è sicuramente uno strumento che aiuterà a velocizzare questo percorso di ripianamento degli organici, anche per quanto riguarda i ruoli intermedi, ma da sola non basta. Servono risorse e norme adeguate per consentire agli operatori delle Forze dell’Ordine di svolgere la loro funzione in modo efficace e tutelato. Quello che conta è che cominci realmente un lavoro di pianificazione e ristrutturazione del comparto in una logica di prospettiva futura, affinché possa essere assicurato al Paese quanto giustamente preteso da tutti i cittadini. 

Stefano Paoloni

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