18:49:00
Signor Presidente,
sono pienamente consapevole che la Sua autorevole e perentoria censura rappresenta per la mia persona un marchio di infamia e un fardello di vergogna e sofferenza dai quali non riuscirò mai ad affrancarmi. La prego però di concedermi la possibilità di chiarire quanto accaduto e di illustrare il vero significato delle nostre azioni, artatamente travisate nelle versioni fornite dal circuito mediatico.

Nell'ipotesi in cui gli eventi si fossero sviluppati come descritti ci inchineremmo al Suo sdegno, ma siamo a certificare che la verità ha una dimensione totalmente differente e il significato del nostro gesto è ben lontano da quello descritto e denunciato.

L'applauso dell’assemblea dei congressisti SAP non è in alcun modo riconducibile alla tragica morte del giovane Federico Aldrovandi e al dolore della famiglia verso la quale nutriamo sinceri sentimenti di deferente rispetto. Il vero oggetto del gesto citato, avvenuto nel tardo pomeriggio di martedì 29 u.s. nel corso della sessione privata e non pubblica dell'VIII Congresso Nazionale SAP, è stata la presentazione del progetto di realizzazione della campagna "verità e giustizia" precedentemente illustrata all'interno della fase pubblica del congresso la mattina dello stesso giorno alla presenza del Capo della Polizia Alessandro Pansa e di numerose autorità istituzionali e politiche.

La ricerca della verità, nella veste di "conditio sine qua non" per il perseguimento di una vera giustizia, impone l'utilizzo di strumenti materiali e giuridici innovativi e – a nostro parere - adatti a tale scopo sono:
•la presenza di magistrati a fianco degli operatori di polizia impiegati in servizi di ordine pubblico;
•l'adozione di videocamere in grado di riprendere gli eventi relativi alle manifestazioni che sempre con maggiore frequenza sfociano in disordini e devastazioni;
•un’idonea campagna mediatica in grado di far fronte ai continui, persistenti e devastanti attacchi alle forze dell'ordine mediante il mezzo della denigrazione e della delegittimazione morale e giuridica.
I lavori del Congresso hanno posto in evidenza la nostra ferma condanna a qualsiasi forma di violenza, tanto più quella sistematica operata da persone mascherate, con armi, bastoni e indirizzate al saccheggio e alla devastazione nelle pubbliche riunioni.
Tale situazione, in continua degenerazione, richiede l'intervento delle più alte cariche dello Stato per la difesa non solo delle Forze di Polizia, ma anche a salvaguardia del parametro costituzionale e della nostra democrazia.
Invece, nulla di nulla.
Parimenti negli Stadi, contrariamente a quanto accade nel Regno Unito e in altri Paesi civili, si tollera una zona franca di teppismo e di violenza sistematica e, anche qua, le forze di Polizia sono le vittime.
In tale ottica, nella qualità di candidato alla carica di Segretario Generale, ho avuto il compito di illustrare, nel pomeriggio del 29 scorso e in sessione privata, le modalità di realizzo del progetto presentato, che si sostanziano in una serie di attività finalizzate a promuovere la presentazione di alcuni progetti di legge, a consentire la distribuzione agli iscritti alla nostra organizzazione di videocamere in grado di fornire loro una garanzia di verità oltre alla predisposizione di un sito pubblico in cui poter mettere a confronto le menzogne a danno dei poliziotti e la documentazione idonea a certificarne la falsità.
Solo ed unicamente al termine di questa presentazione si è sviluppato spontaneamente "l'applauso incriminato", al quale mi sono associato e con cui i delegati esprimevano compiacimento per un progetto concreto in grado di dare soddisfazione alle agognate aspirazioni dei nostri colleghi che tutti i giorni sulle strade con dedizione, professionalità e mal corrisposti chiedono solamente di poter tutelare i diritti dei cittadini, la legalità, la pacifica convivenza e l'ordine costituzionale.
Un applauso sentito, partecipato ma ben lungi dal persistere per cinque minuti (in verità 38 secondi).
Nel contesto appena descritto, un’attenzione è stata dedicata alle vicende relative ai notori ultimi disordini di Roma, a quelle dell’anno scorso di Bologna, all’”ombrellata incriminata” al Sindaco di Terni, alla vicenda dei Nocs e del Generale Dozier e al caso Aldrovandi. Ai colleghi coinvolti in quest’ultima vicenda, presenti al Congresso e visibilmente commossi dal clima marcatamente emozionale che la disamina del nostro progetto e delle nostre idee ha generato, è andata una parte degli applausi, non certamente quali eroi, come qualcuno strumentalmente ha tentato di veicolare, ma nella loro qualità di poliziotti che a causa del servizio prestato alla collettività si sono trovati a patire infinite tribolazioni che non hanno trovato ancora termine conseguenti ad una sentenza di condanna per un reato colposo sulla quale nutriamo, legittimamente, alcune riserve.
Tengo a precisare, Signor Presidente, che la campagna sopra descritta non trova la propria origine in un’esigenza corporativa, ma da una ben più ampia necessità del Paese.
Tutti abbiamo verificato che unitamente alla Prima Repubblica sono crollati alcuni fondamentali pilastri della società civile, tra i quali quello della VERITÀ.
La verità è strumento indispensabile per una reale giustizia non solo processuale, ma anche sociale ed economica.
Per contro, ed in tale contesto, la MENZOGNA è diventata una delle principali armi per il conflitto politico, economico e sociale, trascinando in un abisso il livello di civilizzazione culturale della nostra società.
Valanghe di menzogne e veleno hanno inquinato gli ambienti istituzionali, i Palazzi della rappresentanza e alcuni settori del circuito mediatico aumentando sempre più la distanza tra Istituzioni e Comunità nazionale.
Da questa esigenza nasce la nostra iniziativa.
In qualità di servitori dello Stato e di persone di buona volontà ci siamo determinati ad intraprendere un percorso che, come riscontrato,  è ricco di insidie e avversità: alcuni hanno scritto contro di noi falsando i tempi dell'applauso, altri sostenendo mendacemente che i lavori congressuali erano stati chiusi con un giorno in anticipo a causa del clamore cagionato, tanti hanno pubblicato fotografie dell'applauso "taroccate" e non pochi hanno sostenuto in mala fede che il Congresso SAP era interamente pubblico quando, invece, tutti risultavano in possesso del pieghevole di invito, alla stregua della S.V., ove erano ben illustrati il calendario dei lavori, i tempi e le modalità di sviluppo degli stessi. Questi ultimi, tra l'altro, potevano essere riscontrati in tutte le agenzie di stampa come quelle due maledette righe di agenzia che hanno scatenato il putiferio.
La menzogna, però, che più ci ha feriti, è stata posta in essere dalla televisione di Stato, la quale, al fine di danneggiare servitori dello Stato, con coscienza e volontà, ha mandato in onda falsi filmati con oggetto il ben noto applauso mentre, per converso, le immagini erano state catturate nel corso del Convegno pubblico mattutino alla presenza del Capo della Polizia e di numerose autorità istituzionali e politiche.
A riprova di quanto appena affermato alleghiamo il supporto informatico contenente la registrazione di tutto l'evento realizzato professionalmente da una ditta esterna a cui era stato appaltata tale incombenza.
Cosa dire poi del tentativo di trasformare l'Organizzazione che rappresento in un soggetto avente la vocazione a "coprire" e giustificare violenze e soprusi quando da mesi proponiamo di essere affiancati da magistrati, in grado di sanzionare duramente eventuali nostri comportamenti fuori dalle regole e di essere dotati di videocamere in grado di documentare ogni nostro respiro (sic!).
Ed ancora, cosa dovremmo dire di chi, con sfacciata disonestà intellettuale, tenta di accreditare la tesi che la nostra richiesta di VERITÀ sia assolutamente inconciliabile con il rispetto del DOLORE?
In conclusione, e con deferenza, mi permetto di segnalarLe che intendo servire il mio Paese, nella piena legalità e secondo i miei liberi convincimenti e se per esercitare tale libertà, costituzionalmente garantita, verrò chiamato a pagare il pesante tributo dell'infamia istituzionale, con amarezza, sono pronto a tale sacrificio.
Mi sia solamente consentito di rilevare che il nostro amato Paese è proprio un soggetto "strano", ricco di contraddizioni, bizzarrie ed estrosità.
Un applauso, frutto delle migliori intenzioni di alcuni poliziotti, viene sanzionato con una "raffica distruttrice di bordate infamanti" mentre, per contro portiamo in parlamento i terroristi condannati per aver cagionato la morte di poliziotti, riabilitiamo mafiosi e delinquenti oltre a dilettarci nel giustificare ogni devianza che ci "capita a tiro".

Signor Presidente,

comunque sia, se ho offeso i valori fondanti della nostra Comunità faccio pubblicamente ammenda e pongo le mie scuse nelle mani del Capo dello Stato.
A Lei valutare se il nostro comportamento, a seguito della presente, risulta ancora indegno e inaccettabile o meritevole di riabilitazione.
I poliziotti del SAP sono brava gente e, mi creda, lo sono anche io.

IL SEGRETARIO GENERALE
- Gianni TONELLI –